Nasce un servizio di PSICOEDUCAZIONE
- Mah,Boh!
- 1 ott 2013
- Tempo di lettura: 2 min
GLI INTERVENTI PSICOEDUCATIVI

La psicoeducazione nasce con Ian Falloon, psichiatra neozelandese che ha lavorato con Liberman in California dove negli anni ’70 del novecento introduce un approccio riabilitativo psicosociale per gli utenti psichiatrici ed i loro familiari.
Gli Interventi Psicoeducativi si sono sviluppati quindi, intorno agli anni ’80 del secolo scorso nei paesi anglosassoni, in relazione ai nuovi bisogni dell’assistenza nella comunità determinati dal fenomeno della de-ospedalizzazione e delle degenze sempre più brevi. Successivamente, negli anni '90, è stata estesa ad altri disturbi psichici quali i disturbi d'ansia, i disturbi depressivi e i disturbi bipolari e dalla personalità; fino ad oggi che viene impiegata anche nei DCA.
Gli interventi psicoeducativi presuppongono l’utilizzo di una tecnica specifica e una relativa formazione degli operatori; non si configurano ad esempio come interventi psicoeducativi i colloqui o le psicoterapie, anche di gruppo.
Gli interventi possono essere rivolti a pazienti e familiari.
Le Tecniche Psicoeducative si propongono:
- di informare i pazienti e/o i familiari sulla natura, il decorso ed il trattamento dei disturbi
- di favorire la compliance al trattamento
- di consentire l’apprendimento e l’esercizio delle Abilità di Comunicazione e del Problem-solving
- di favorire l’empowerment del paziente e/o della famiglia e lo sviluppo della capacità di coping
- di favorire l’apprendimento di tecniche di autocura, soprattutto per i pazienti affetti da disturbi più lievi.
- di favorire la generalizzazione delle abilità apprese.
All’interno dei contesti familiari con gravi patologie psichiatriche, si interviene allo scopo di ridurre gli alti livelli di Emotività Espressa (E.E.) e i tassi di ricaduta dei pazienti.
L’approccio psicoeducazionale viene anche utilizzato all’intero del "Chronic care model" per favorire l'autogestione della cura nelle persone con patologie organiche croniche quali il diabete, l'ipertensione, lo scompenso cardiaco, attraverso la formazione di un "paziente esperto".
L’obiettivo della psicoeducazione è quello di produrre effetti positivi sul funzionamento cognitivo e sociale dei pazienti e di ridurre il livello di stress familiare, aumentando le abilità nell’affrontare i problemi e la capacità di comunicazione all’interno della famiglia, migliorando quindi la qualità di vita.
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